

“Tutti i grandi sono stati piccoli, ma pochi di essi se ne ricordano.” (Il piccolo principe, Antonie De Saint-Exupery)
Basterebbe forse questa famosissima citazione per riassumere uno dei grandi problemi degli scontri tra adolescenti e adulti, ovvero che troppe volte i grandi dimenticano come si sono comportati loro da ragazzi.
C’è però un sentimento che sembra nuovo e che purtroppo identifica la generazione Z in particolare: la rabbia. Nonostante questa emozione venga spesso considerata come spiacevole o addirittura dannosa, bisogna dire innanzitutto che è in realtà importante quanto le altre. La rabbia è l’emozione che ci aiuta a capire se abbiamo subito un’ingiustizia, che ci permette di riconoscere cosa ci dà fastidio e che ci consente, per questo motivo, di conoscerci meglio.
L’adolescenza è proprio l’età della scoperta e quindi usare questo disagio per indagare dentro di sè è assolutamente importante per la crescita dei ragazzi.
Il problema di molti genitori è legato all’approccio: come ci si relazione con un adolescente nei suoi momenti di sfogo e di furia?
Non esistono ricette universali, naturalmente, ma possono essere utili alcuni accorgimenti, tra cui:
* mantenere la calma, perchè l’adolescente ancora non ha imparato a regolare del tutto le proprie emozioni e vedere l’adulto che si agita aumenta il suo disagio;
* evitare giudizi e prediche, perchè i ragazzi rischiano di sentirsi ancora più inadeguati o “sbagliati” e quindi meno ascoltati;
* cercate di dialogare con loro e se vedete che sono stressati (magari perchè fanno troppe attività oltre alla scuola) fate qualcosa che li faccia rilassare;
* aiutateli a prendersi cura di loro stessi, incoraggiandoli a mangiare sano, fare attività fisica, ritagliarsi del tempo per svolgere attività piacevoli e assicurandovi che dormano a sufficienza. La creatività è uno sfogo sano e utile per tutti: musica, teatro, scrittura e pittura possono essere un ottimo alleato contro la rabbia e il disagio dell’adolescente;
* imparate ad esercitare il cosiddetto “ascolto attivo”, ovvero fare domande, indagare se vi sono cause precise che scatenano i disagi (trigger) e provare a immedesimarvi nei figli (ricordate la citazione?)
* evitate di fare muro contro muro o di fare la gara a chi urla di più: anche quando vi imbattete in compagnie che magari stanno rovinando una panchina o sporcando un luogo pubblico, cercate sempre un approccio inizialmente calmo.

Quando questi accorgimenti non portano a nulla, potrebbe essere che il ragazzo abbia un vero disagio e non stia semplicemente sperimentando le turbolenze dell’adolescenza. Come può accorgersene un genitore?
Innanzitutto, verificando se c’è un significativo peggioramento del minore in diversi ambiti della sua vita: a scuola (scarso rendimento, deficit attentivo, fallimento scolastico, espulsione), a casa (conflittualità verbale, aggressività fisica, fughe) e nella vita sociale (emarginazione, ingresso in gruppi dissociali).
Attenzione e ascolto sono comunque i principali strumenti che ci permettono di aprire un dialogo e di aprire una porta sul loro mondo, ovvero di rompere metaforicamente il muro che sembra sempre dividere genitori e adolescenti.
Articolo a cura di Monica Mellone.