

Uno dei ruoli chiave nella crescita degli adolescenti spetta alla scuola e, di conseguenza, agli insegnanti. Abbiamo deciso, quindi, di fare una lunga intervista proprio a un/a docente di Lissone e di presentarvela suddivisa in parti. Per ovvi motivi, non vi riveliamo né nome, né sesso, né scuola in cui insegna questa persona, che chiameremo genericamente “D” come docente.
Il primo estratto di questa intervista lo dedichiamo a due temi forti: la fragilità giovanile e gli episodi di bullismo e cyberbullismo nelle scuole.
Buongiorno D. Iniziamo la nostra chiacchierata dicendo giusto due cose su di te, senza svelare chi sei. Tu sei under 35, insegni da diversi anni materie umanistiche nelle scuole della Brianza e vivi a Lissone. Confermi?
D: “Confermo. Insegno da diversi anni e ho provato sia l’esperienza delle scuole medie che quella delle superiori. Non sono ancora di ruolo, ma con l’ultimo concorso dovrei avercela finalmente fatta!”
Com’è stato il rientro a scuola, innanzitutto? Sembra finalmente di essere in un anno normale!
D: “Speriamo! Fa un po’ effetto ricominciare davvero, sia per noi insegnanti che per i ragazzi. Alcuni di loro sono cresciuti moltissimo e adesso sembra che non ci stiano più fisicamente nella classe, c’è quasi un senso di claustrofobia in certi momenti!”
E come li hai trovati a livello emotivo?
D: “Per ora direi bene. Sono abbastanza rilassati e gran parte di loro sembra aver messo la pandemia alle spalle, ma qualcuno ha ancora dei segnali di strascico.”ù
Ecco, mi hai dato il la per entrare nel vivo del tema, ovvero la fragilità giovanile. Sicuramente il covid ha aumentato i loro problemi, ma già si stava entrando in una fase storica in cui sembrava esserci un problema adolescenziale forte.
D: “Vero. Il Covid ha accentuato le debolezze di molti e ne ha create anche in chi si credeva forte, ma in generale si percepisce una diffusa fragilità giovanile.”
Infatti, spesso gli adulti accusano i giovani di oggi di essere più deboli di come lo erano loro da ragazzi. È davvero così anche secondo te? I giovani di oggi sono sempre più deboli?
D: “Io non penso sia così, anche se essere additati continuamente come una generazione debole forse alla fine ti mette un po’ in testa che tu lo sia davvero. Anche noi insegnanti a volte siamo un po’ complici di questo fenomeno, però, perché abbiamo direttive che ci impongono di stare attenti a problemi che magari non esistono.”
In che senso?
D: “Per esempio, adesso ci viene richiesto di stare sempre molto attenti a parlare del tema della famiglia, perché sono moltissimi i ragazzi con genitori separati o con storie complicate alle spalle. Però, se ci pensiamo bene, è una precauzione paradossale, perché proprio il fatto che ormai le famiglie non tradizionali siano così tante le rende ormai un fenomeno accettato e digerito dai ragazzi. Che senso ha dover stare attenti a parlare di qualcosa di cui loro parlano normalmente già dall’età della scuola media?”
Insomma, si parla anche a scuola di politicamente corretto…
D: “Un po’ sì, ma così facendo si insinua il dubbio che una certa situazione sia da tutelare o sia problematica, quando magari il ragazzo la vive senza alcuna difficoltà.”
Chiaro. Anche film e serie TV ormai cercano di normalizzare ogni forma di diversità, sia a livello di famiglie che dei singoli. I giovani dovrebbero essere sempre meno sorpresi da certe situazioni!
D: “Infatti. Loro crescono osservando storie ambientate in un mondo che molto spesso è più avanti della realtà e a loro quel mondo piace e lo accettano. Basti pensare a come sta cambiando il pensiero sul ruolo della donna o sugli orientamenti sessuali diversi.
Ecco, i giovani secondo te ci credono davvero? O spesso manifestano solo per fare un po’ di caos e saltare qualche ora di lezione? Penso, per esempio, all’episodio dei maschi che nel 2021 allo Zucchi di Monza si presentarono con la gonna per dimostrare vicinanza alle ragazze a cui era stato imposto un dress code molto sobrio.
D: “Beh, le strategie per saltare le ore di lezione ci sono sempre state e ci saranno sempre direi! (ride, ndr.). Però, a parte questo, penso che a certe cose ci credano davvero.
A me era capitato, in una classe, di entrare e trovare una vera e propria sommossa. In pratica, la professoressa prima di me aveva detto a una ragazza – che aveva una gonna oggettivamente cortissima – che non si sarebbe potuta lamentare se avesse poi subito molestie. Si è scatenato davvero l’inferno e tutti erano veramente arrabbiati con la professoressa.”
Forse la professoressa, se poi la frase era davvero questa, ha un po’ esagerato…
D: “In quel momento dovevo salvare la mia collega, ma adesso posso dire che è stata decisamente fuori luogo! In cuor mio, ero dalla parte dei ragazzi!”
Però, torniamo ai paradossi: nonostante questa verve nel difendere i diritti di tutti, il bullismo non è affatto sparito. Anzi, gli episodi crescono. Come mai?
D: “Sinceramente non ho una risposta e, mi spiace dirlo, sembra non avercela nessuno. Forse i ragazzi hanno comunque bisogno di incanalare le loro energie negative e alla fine sono sempre i più deboli a rimetterci, ma non basta questa spiegazione per capire quello che, come dici tu, è un paradosso enorme.
Voi siete preparati sul tema? Fate corsi specifici?
D: “Di bullismo ormai si parla tanto e ovunque, ma la scuola a livello formativo degli insegnanti onestamente fa davvero poco: non facciamo alcun corso specifico e obbligatorio che sia davvero utile per cercare di capire il fenomeno. Al massimo, qualcuno può scegliere corsi sul tema se ha bisogno di crediti formativi, ma non c’è una preparazione sistematica, ecco.
Sta tutto alla capacità del singolo insegnante, anche il semplice accorgersi che un alunno sia vittima di bulli o che sia egli stesso un bullo.”
La tecnologia non vi aiuta…
D: “Per nulla. Il gap che abbiamo con i ragazzi è incolmabile e loro sapranno sempre come usare i cellulari o i social in modo scorretto, ma senza farsi scoprire.”

Ha senso per te vietare i telefoni in classe?
D: “Per me, poco. Avevo una classe delle superiori in cui i ragazzi prendevano appunti sul telefono o con dei tablet e lo facevano davvero, perché poi me li mandavano via mail. Andava tutto bene, anche se un giorno una ragazza è scoppiata a piangere durante la lezione: l’amica, a pochi banchi di distanza, le aveva mandato un Whatsapp dicendole che aveva scoperto che il ragazzo la tradiva.
L’episodio ha fatto discutere, ma una volta le due ragazze si sarebbero passate un bigliettino scritto a mano e sarebbe successa la stessa cosa, no? Abbiamo quindi continuato a lasciar usare i telefoni.”
Però il cyberbullismo di per sé è ben altro: penso al revenge porn o alla diffusione di video denigratori in rete…
D: “Questi sono fenomeni tremendi. Grazie alle chat e ai social in pochi minuti una tua foto intima può fare il giro della scuola o della città. Ecco, questo una volta non poteva accadere, per cui, tornando al tema dei giovani di oggi che sarebbero più deboli di quelli di una volta, mi viene da dire che non è assolutamente vero. Oggi ci sono problemi nuovi ed enormi che si aggiungono a quelli di una volta, che comunque non sono certo spariti.”
La scuola come si muove contro il cyberbullismo? Si fanno corsi, lezioni di approfondimento, dibattiti per sensibilizzare sul tema? I ragazzi lo conoscono bene?
D: “Lo conoscono probabilmente grazie alle notizie dei media e, anche stavolta, alle serie TV. La scuola però non è molto efficace nemmeno in questo caso, perché lascia gli approfondimenti o a lezioni speciali delle insegnanti, che però dicevamo non ricevono una formazione precisa, oppure ad ospiti esterni di età adulta e poco coinvolgenti…
Vedo dai tuoi occhi che hai in mente un esempio preciso, ma che non vorresti fare…
D: “Va bene, lo faccio…Ho assistito a una lezione contro il cyberbullismo tenuta da due carabinieri. Un disastro totale, perché hanno parlato solo in termini di diritto, senza saper minimamente coinvolgere i ragazzi e senza portare esempi o testimonianze reali che potessero calare il loro discorso nella realtà. Erano anche abbastanza sull’età, quindi non trasmettevano alcuna empatia verso i ragazzi.
In queste situazioni, avere esperti informatici, carabinieri o adulti che sostanzialmente vengono per fare la morale serve a poco o niente. Penso si debba lasciare questi argomenti a psicologi oppure, meglio ancora, a testimonianze dirette di chi se la sente di raccontare un episodio che ha vissuto sulla propria pelle.”
Grazie a D, torneremo da te per una nuova chiacchierata!
“Grazie a voi! Vado a correggere gli ultimi compiti in classe! (ride ndr.)”
Intervista a cura di Mattia Gelosa e Federico Panarotto.
2 pensieri riguardo “Scuola, tecnologie e bullismo: intervista a un docente.”