
Premessa: parleremo di Giorgia Meloni, ma non per fare politica spicciola, ma solo qualche veloce chiacchiera da bar. Una riflessione breve, di quelle tra due persone che sono in piedi al bancone in attesa del caffè e vedono passare alla TV una notizia della premier che annuncia che il merito sarà al centro della valutazione della scuola.
Non potendo ancora entrare nel merito…Del merito, visto che il testo della riforma è ben lontano dall’essere scritto, vogliamo fare con voi un ragionamento molto semplice: se la scuola prepara i ragazzi alla vita e al lavoro, incentrare tutto sul merito dovrebbe avere senso solo se DOPO questo parametro rimane.
Pensiamoci: a scuola guida ci insegnano a usare la macchina e poi infatti siamo pronti a viaggiare da soli, magari qualcuno su una citycar o un’auto usata e altri già su un piccolo SUV. La vettura cambia, ma le regole no: gran parte di quello appreso lo usiamo.
Allora, tenendo valido il paragone, gli studenti che si formeranno con quindici o venti anni di studio basati sul merito avranno il diritto di far valere tale principio anche dopo. L’Italia, però, si fonda davvero su un sistema meritocratico?
Ecco, qui, secondo noi, iniziano i problemi…
Non spareremo sulla croce rossa tirando in ballo il merito nella politica, perché non serve nemmeno stare a discuterne.
Pensiamo al mondo del privato: quanti annunci di lavoro troviamo nei quali la “bella presenza” rientra tra i requisiti utili? E quante volte vediamo o sentiamo raccontare di amici o pupilli del titolare che scalano la piramide aziendale pur facendo poco o nulla? Le somme si tirano in fretta.
Pensiamo ora al pubblico impiego: quanti giovani neoassunti con i famigerati concorsi si trovano a dover spiegare e aggiornare i loro superiori, ad esempio in tema di comunicazione o di informatica?Quanti sono i casi di dipendenti fannulloni che non vengono praticamente mai puniti? Anche qui, le somme si tirano in fretta.
Finiamo poi con il mondo dei liberi professionisti: basta aprire un gruppo Facebook di qualunque città per vedere che le persone cercano solo tuttofare “onesti” purché raccomandati per il buon prezzo. Questo è merito? Decisamente no e anche stavolta le somme le tiriamo in fretta.
Raccogliendo tutte queste somme, il risultato ci appare facilmente deducibile: la meritocrazia nel nostro Paese è cosa rara, dunque ben venga applicare (ma facendolo bene, quindi attendiamo la norma) questo parametro nelle scuole, ma servirebbe trovare il modo di applicarlo davvero anche dopo.
Perché un buon inizio non ha senso se non porta a nessuna buona fine.
Mattia Gelosa