Matteo Fumagalli: da Lissone alla conquista del web

Matteo Fumagalli, lissonese classe 1992, è un ragazzo che ha deciso di rompere il muro della vita di periferia per parlare a tutti i giovani italiani.Lo strumento è ovviamente il web, con Instagram (45K follower) e YouTube (133K iscritti al canale) come media prescelti per confrontarsi insieme ai suoi fedelissimi su cinema, letteratura, moda e profumi. Il tutto con una buona dose di umorismo e una voglia continua di ricerca del trash!
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Matteo, alla scoperta di questa persona poliedrica e ricca di passione.

Buongiorno Matteo, intanto, grazie per questo incontro! Iniziamo a chiederti di presentarti, se possibile, in poche parole.
M: “Buongiorno, e grazie mille per avermi contattato.
Sono Matteo. Non sono lissonese di nascita poiché provengo dalla Brianza più “cupa” e “remota”, quella verso Lecco, ma ora vivo effettivamente a Lissone. Dal 2016 ho un canale YouTube in cui mi occupo prevalentemente di libri (con uno sguardo attento anche alla letteratura trash, oltre che ai libri che mi piacciono non ironicamente), ma anche di cinema, musica e cultura pop in generale. Parallelamente lavoro in una casa editrice e insegno storia del cinema presso la NABA, Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. Ho, inoltre, scritto un libro sulle sfaccettature del brutto, “Travolti dal trash nell’immenso mare del brutto”, edito Cairo Editore. “

Quando hai pensato di lanciarti nel web? Come hai scelto i contenuti da divulgare e il tuo target?
M: “Il salto sul web è stato molto naturale, senza grossi progetti. Tutto è nato da un’immagine che ho visualizzato girovagando per la libreria di un centro commerciale lecchese. Era una di quelle piccole librerie di catena che tengono a scaffale principalmente le ultime novità commerciali. Tra i pochi scaffali a disposizione, uno aveva attirato la mia attenzione: “Filosofia”. Era uno scaffale microscopico, con solo due titoli presentati: “L’anticristo” di Nietzsche e un manuale sull’interpretazione del linguaggio del corpo scritto da Barbara D’Urso. L’accostamento mi ha fatto molto sorridere. Non capivo se fosse una scelta goliardica o ponderata. In ogni caso, quest’immagine mi ha acceso subito una lampadina: quanti libri osceni esistevano nel mondo editoriale? Tornando a casa li ho cercati. Li ho cercati su google accostando “nome di personaggio pseudo-famoso che mai penseresti avrebbe scritto un libro” e “libro”. I risultati si rivelarono sconvolgenti: un libro l’aveva scritto davvero chiunque. Con questo proposito ho aperto “Libri che ti fanno vergognare di esistere”, una pagina facebook che poi si è sviluppata nel canale YouTube che conoscete, dove ci ho messo la faccia e ho iniziato a parlare anche di quelle cose che invece mi piacciono molto. “

Parliamo adesso delle tue passioni, che sono molte. Iniziamo dal cinema: sei abbastanza onnivoro di film, ma sbaglio o l’horror ha una bella presa su di te? Pensa che noi di CPDL abbiamo fatto un breve ciclo di videopillole sul cinema horror nella settimana di Halloween (potete recuperarlo cliccando qui!). Sette video che abbiamo chiamato “Sette note in nero”! Tu capirai subito perché…
M: “Meraviglioso! Il riferimento a Fulci, naturalmente, è subito lampante. Sì, il cinema ha molta presa su di me, anche perché è stata la mia prima vera passione. Io stesso ho avuto una formazione cinematografica, anche a livello universitario. Generalmente amo molto i film che mi piace definire “Pacco-polacchi”: lenti, riflessivi, dove tutti soffrono. Adoro anche l’horror, confermo, un genere ancora troppo sottovalutato e che invece ha dato origine a tanti capolavori, oltre che a essere sempre molto incline alla sperimentazione visiva.”

Invece, lato tv e serie tv, si nota una tua piacevole passione per il trash. Cos’è per te, innanzitutto, il trash? Ad esempio, l’ultima, tragica (in senso fantozziano) stagione di “Elite” rientra nella tua idea di trash?
M: “Sono un appassionato di trash in ogni ambito artistico. Per la definizione di trash mi ritrovo a recuperare quella, perfetta, che coniò Tommaso Labranca negli anni ‘90: è trash tutto ciò che, con l’intento di emulare un modello forte, fallisce miseramente, scatenando spesso e volentieri comicità involontaria. “Elite 6” non la definirei trash, in verità: è una stagione brutta che prova a risollevare un franchise che non ha più molto da dire. Non tutto ciò che è brutto è anche trash.”

Su Instagram si legge che sei anche regista. Confermi? Raccontaci qualcosa dei tuoi lavori!
M: “Al momento la mia attività di filmmaker è in stasi. Ho trovato la mia strada lavorando nella comunicazione nel mondo editoriale. Però confermo che ho sempre il pallino di voler girare qualche film. E in passato ne ho girati (soprattutto corto e mediometraggi). L’ultimo, in ordine cronologico, è stato “Gender Theory” presentato al Roma Tre Film Festival nel 2017.”

Sei anche scrittore e recensore di libri. Anche stavolta, con uno sguardo al trash o ai libri non proprio mainstream, vero?
M: “La mia rubrica più nota è proprio #LibroTrash, dove scelgo un libro che ritengo personalmente essere trash (senza mai essere naturalmente offensivo verso l’autore e chi quel libro l’ha amato) e lo scardino per bene, lasciando fluire liberamente il mio umorismo a volte acidino e divertito. Se dovessi invece parlare di libri che mi piacciono… ho questa terribile tendenza a fissarmi e innamorarmi di titoli fuori catalogo. è una congiura. Sono spesso gioielli che trovo girando per mercatini dell’usato e sezioni di modernariato nei vari Libraccio. è in questo modo che ho scoperto autori incredibili (e fuori catalogo in Italia) come Jonas Karlsson o Viktor Pelevin. Per non parlare di un libro come “Sayonara Gangsters” di Takahashi Genichiro, per anni la croce dei miei follower. Tutti erano partiti alla sua caccia disperati ed era impossibile da trovare. Fortunatamente nell’ultimo periodo è tornato in libreria, grazie alla casa editrice Atmosphere. “

Matteo, ho altre domande, perché come abbiamo detto sei una persona molto poliedrica… Non posso quindi non chiederti di raccontarci il tuo rapporto con la moda e, in particolare, con i profumi!
M: “Sono sempre stato appassionato di moda, soprattutto dal punto di vista di comunicazione. Mi hanno sempre affascinato gli editoriali e il modo in cui si comunica visivamente una collezione. Per questo motivo amo molto andare a recuperare le registrazioni delle sfilate d’archivio. La mia passione per la moda ha un interesse storico e filologico: ci sono stilisti che ritengo dei grandi artisti (tra i miei preferiti ci sono Rei Kawakubo, Yohji Yamamoto e Martin Margiela) e scoprire la loro poetica, il loro modo di intendere il vestire e la loro sensibilità è una cosa che mi ha fatto crescere molto. Naturalmente, poi, finisco con il desiderare una marea dei loro vestiti!Trovo molto meno interessante, naturalmente per me, informarmi su quali siano i trend o i colori dell’anno, invece. Per quanto riguarda i profumi, si apre un vaso di pandora. La passione è scoccata proprio perché, per lavoro, ho curato anni fa la comunicazione di un libro che parlava di profumi: “Profumo” di Neil Chapman, edito da L’ippocampo Edizioni. La lettura mi ha aperto un mondo. E da lì non mi sono più fermato.”

Il vintage e l’acquisto di seconda mano sono secondo te anche uno strumento di concreto aiuto per il pianeta? In fondo, riciclare significa produrre meno, dunque inquinare meno…
M: “Secondo me è un piccolo gesto che per quanto non possa risolvere in toto le problematiche ambientali attuali, può fare una grande differenza di abitudine d’acquisto nella vita di un individuo, limitando il più possibile l’acquisto “per impulso” tipico del fast fashion.
Senza contare che esistono milioni di vestiti (e pure belli e di ottima fattura) che potrebbero tranquillamente avere una seconda vita. è una cosa che soprattutto le generazioni più giovani hanno capito molto bene.”

Su Instagram promuovi anche mostre e musei. Ad esempio, sei stato di recente al nostro MAC di Lissone a vedere la mostra di Stampone e dei suoi capolavori a penna BIC. In quanti eravate nel museo? Te lo chiedo perché il problema dei musei vuoti, in particolare di giovani, è un problema serio del nostro Paese. Cosa manca, secondo te, a chi fa cultura in Italia per attirare le nuove generazioni? Che consiglio daresti alla nuova direttrice del MAC di Lissone per rilanciarlo? 
M: “Il MAC è veramente splendido. Paradossalmente, abito a Lissone ormai da diversi anni ma non avevo ancora avuto modo di andarci. Se devo essere sincero, ero completamente solo con due amici al momento della visita. Conta anche che ci sono stato il sabato in orario di pranzo, quindi anche questo può essere un punto da tenere in conto. Potrebbe essere banale come consiglio, ma donare una presenza più capillare a livello social al museo, sarebbe un primo step importante da tenere in considerazione.”

Ultima domanda: vivi ancora qui? La frequenti o è anche per te una sorta di città dormitorio?
M: “Vivo a Lissone da tre anni. Prima abitavo in un paesino in provincia di Lecco. Lavorando a Milano, confermo che per me ha assunto il ruolo di “città dormitorio”, ma devo dire che ci sono molti luoghi a cui mi sono affezionato e che frequento spesso, tra cui ovviamente la biblioteca!”

Ho mentito! Ho un’altra domanda, ma è davvero l’ultima: quali sono i tuoi progetti per il futuro?
M: “Io a queste domande non so mai cosa rispondere. Mi lascio trasportare!”

L’intervista è finita e noi ringraziamo Matteo, con la speranza che un giovane così competente possa trovare spazio anche nella nostra città. La domanda che ci poniamo sempre è: com’è possibile che queste persone siano sempre ignorate da chi organizza eventi, serate, convegni o attività culturali nella nostra Lissone?
La nostra speranza, è chiaro, è che possa essere proprio il CPDL a far “esordire” questi giovani!

Mattia Gelosa

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