
Tempi di proteste giovanili a Milano, dove lunedì 13 febbraio è stato occupato il famoso Liceo Manzoni. Gli studenti si sono riuniti in assemblea e hanno proclamato l’occupazione della scuola per l’intera settimana con solo 12 voti contrari.
Perchè questa scelta? Pura protesta per evitare una verifica su Hegel o una versione di Tacito? Oppure davvero i nostri studenti stanno covando un malessere e un disagio profondi?
Lo abbiamo chiesto direttamente alla portavoce degli organizzatori dell’occupazione, che ci ha risposto – come normale vista la loro età – via Whatsapp!
R: “La scuola, lo spazio che viviamo e attraversiamo per la maggior parte del nostro tempo dovrebbe essere il luogo fondamentale per la formazione di tutti i giovani. Eppure non ignoriamo come essa non sia priva di problemi e criticità: il Liceo Classico Manzoni non sta bene, vive in una continua apprensione volta alla valutazione e alla continua ricerca dell’eccellenza; purtroppo, però, questa realtà non si limita solamente alla nostra scuola, si tratta piuttosto di un problema strutturale, del quale il malessere scolastico è solo un riflesso. Assistiamo ora alle conseguenze di decenni di investimenti mancati e scelte politiche fallacee, lontane dalle reali necessità degli studenti. L’attuale Governo ha preferito agli investimenti economici e culturali per la scuola una politica volta ad accentuarne i caratteri meritocratici e valutativi, evidenziando le disuguaglianze tra noi studenti. Ne è esempio il nostro Ministro dell’Istruzione e del Merito, che, con il cambio di nome del proprio ministero ha alimentato e incentivato questo modello di scuola.”

Il tema dell’eccellenza a tutti i costi e della pressione che arriva a spingere al suicidio gli studenti era stato toccato anche dalla studentessa Emma Ruzzon in un commovente discorso all’Università di Padova. Segno che gli studenti di Milano non sono da soli, ma portano avanti una protesta che sta in effetti unendo una generazione.
E anche la formula della nuova scuola del merito (noi ne avevamo parlato qui) non convince…
R: “La scuola deve essere un luogo libero dalle dinamiche classiste e discriminatorie che viviamo in tutti gli altri ambiti della società e raccontare la favola della meritocrazia è solo un modo per giustificare le profonde disuguaglianze che ancora oggi caratterizzano la scuola e la società italiane.
Rimanere indifferenti di fronte ad una scuola che ha come unico scopo la selezione e il profitto è per noi impossibile. La forte presa di posizione che come studenti e studentesse del Liceo Manzoni abbiamo preso nasce proprio dal bisogno di contestare un sistema malato che, dentro e fuori le scuole, alimenta dinamiche per noi nocive.
L’occupazione della nostra scuola dunque si pone l’obiettivo di offrire una alternativa allo status quo stagnante in cui siamo costretti/e a vivere.
Occupazione significa per noi smettere di essere spettatori e spettatrici della società e diventarne invece protagonisti/e; l’autorganizzazione dello spazio scolastico ci permette di portare avanti la nostra idea di scuola e riappropriarci del nostro tempo.”
Il movimento si sta quindi espandendo in diverse scuole…
R: “Insieme a noi lunedì mattina è stato occupato il Liceo Boccioni e negli scorsi giorni si è conclusa l’occupazione dei licei Severi Correnti e Tito Livio, ci auspichiamo che questo sia l’inizio di una forte presa di posizione contro un futuro già scritto e deciso, fatto di precarietà, guerra e devastazione climatica.”
In tutto ciò, come stanno reagendo i docenti?
R: “I docenti sono divisi, qualcuno ci supporta, ma altri no.”
Indipendentemente dal pensiero di ognuno di noi su questa protesta e su questa modalità di espressione, la nostra domanda è una sola: qualche esponente politico del Governo si interesserà ad ascoltare la voce e i contenuti di questi ragazzi?
Mattia Gelosa