La ginnastica…Alla sbarra!

La ginnastica è recentemente finita nell’occhio del ciclone: abusi sulle atlete, digiuni forzati, umiliazioni e vessazioni continue.
Anna Basta e Nina Corradini, ex atlete della nazionale di ginnastica ritmica, hanno rotto un muro e dopo di loro sono uscite allo scoperto decine e decine di ragazze e ragazzi.

In questo articolo di Repubblica c’è la mappatura delle denunce.
La ginnastica finisce quindi sotto processo, ma noi abbiamo voluto analizzare il caso, come sempre, insieme ad un esperto.
Monica Mellone, la psicologa e psicoterapeuta che collabora con noi di CPDL, ha risposto ad alcune domande sul tema.

Monica, tu sei psicologo, ma stata per anni anche una ginnasta, per cui sei un profilo ideale per capire meglio cosa sta succedendo e che tipo di sport sia la ginnastica. Ci dici, innanzitutto, cosa ricordi del tuo periodo da atleta?
M: “Vero, sono psicologa e sono stata ginnasta per anni, sin da piccolissima: ho iniziato già dall’asilo e ho continuato fino alla terza media!
Fortunatamente, io ho solo ricordi belli di quello sport: non sono mai stata nella prima squadra, ma non ho mai vissuto né visto situazioni che posso ricondurre a quello di cui si parla in questi giorni, nemmeno quando eravamo a ridosso dei saggi o quando osservavo le squadre agonistiche allenarsi.
Anzi, la ginnastica insegna molti valori, tra cui quello di spingersi davvero a superare i propri limiti, sia fisici che mentali, perché certe evoluzioni viste da fuori fanno quasi paura!
Inoltre, la ginnastica nasce come sport sia individuale che di squadra, quindi c’è tutto il tema del fare gruppo che è fondamentale per la crescita di una persona.
Certamente, di contro la disciplina in quell’ambiente è forte, perché parliamo di uno sport che esige la perfezione e dove conta anche la giusta tensione delle dita dei piedi, ma non ho mai vissuto pressioni o rimproveri esagerati e umilianti quando non riuscivo in qualcosa. Anzi, dopo anni ancora ringrazio la mia allenatrice per tutto quanto ha fatto per noi!”

Che rapporto si sviluppa tra allenatore e atleta? E quali ripercussioni possono avere le forzature di un allenatore sugli atleti?
M: “Si sviluppa sicuramente un rapporto profondo, un rapporto di relazione tra un adulto che ti deve spronare, incoraggiare, consolare quando sbagli e quando ti fai male oppure quando le tue compagne riescono in una cosa e tu ancora no.Importante è anche il ruolo educativo dell’allenatore, perché lui sa vedere i tuoi limiti e deve essere in grado di farti comprendere quali sono senza farti sentire incapace o umiliata.
Nella ginnastica si inizia da piccolissime e si ha l’apice della carriera davvero molto presto, praticamente nella tarda adolescenza, per cui qui più che in altri sport l’allenatore è un educatore: con i giovani conta tantissimo non solo cosa si dice, ma anche il come.”

Quando si parla di scandali come questo, i genitori finiscono anch’essi alla sbarra degli imputati: la gente si chiede sempre com’è possibile che non si accorgano di nulla oppure, ancora peggio, se fossero consapevoli e consenzienti. Qual è secondo te la verità?
M: “Partiamo dal presupposto che i genitori cercano sempre di scoprire un talento nel figlio e una volta che trovano una via che porta dei frutti la cavalcano, che si tratti di sport o di altro, come la musica, l’arte, il teatro.
Io lavoro anche agli sportelli di ascolto delle scuole e uno dei principali problemi dei giovani è proprio la gestione dello stress e della pressione che esercitano su di loro le famiglie: tutti devono essere campioni nello sport, bravi a scuola, avere talento.
Questa pressione crea, in realtà, solo un peggioramento delle performance e quindi il giovane si sente ancora più in dovere di migliorare per non deludere le aspettative. Si entra davvero in un circolo vizioso e si inizia a vivere in una sorta di tunnel: tenti qualunque cosa possa aiutarti e quindi tutto quello che l’allenatore ti consiglia di fare diventa davvero una sorta di Bibbia, anche perché senti che devi in qualche modo ripagare la fiducia che ripone in te.
Così, se tu stai mangiando il giusto, ma l’allenatrice ti dice che mangi troppo, allora inizi a crederle, a ridurre man mano le porzioni e a seguire diete man mano più ferree che imponi anche in casa.”

Ecco, qui avviene il salto: dalla palestra a casa. Le famiglie a questo punto davvero non si accorgono di nulla?
M: “Le famiglie si trovano in una situazione difficile: primo, perché stiamo parlando di figlie e figli adolescenti e dunque già di per sé in un momento delicato della vita e in una fase di scontro con i genitori. Questi si trovano, dunque, a fare un passo indietro perché temono di ostacolare il futuro del figlio e di iniziare ulteriori litigi, ma spesso assecondano i figli anche perché si fidano a loro volta dell’allenatore e finiscono per credergli.
Non mancano anche i casi di famiglie distratte, ma penso che nella maggior parte delle situazioni si tratti proprio di accettazione più o meno consapevole di queste nuove regole.
Inoltre, ci sono molti genitori che a loro volta sono stati sportivi di successo e pretendono lo stesso dai figli o, al contrario, sono stati sportivi che hanno fallito e cercano nei figli una sorta di riscatto personale.
Tutte queste dinamiche non fanno che accrescere i problemi psicologici dei ragazzi e, soprattutto nel caso di atlete femminili della ginnastica, a portarle ad approcci con il cibo e il peso che sfociano nei disturbi alimentari.
I disagi aumentano, in particolare, quando il genitore impone ai figli anche quale o quali sport devono fare: anche questa è una dinamica sulla quale i ragazzi delle scuole si sfogano tantissimo agli sportelli di ascolto.”

I disturbi alimentari di cui tanto si parla restano nella psicologia dell’atleta o nel momento in cui si lascia lo sport è possibile liberarsene?
M: “Qui una risposta unica non c’è, perché tutto dipende dalla persona e dal percorso di sostegno che intraprende.
Gli adolescenti hanno già una forte paura per il loro corpo, perché sentono e vivono il cambiamento e già si chiedono continuamente come saranno domani o tra un mese.
Se più grassi, più magri, con più o meno peli…Insomma, il futuro è un forte punto di domanda per loro e questo spaventa. Inoltre, i giovani vivono una vita legata ai social: sono bombardati di immagini di profili e influencer dai corpi perfetti e possono finire ridicolizzati per una foto sbagliata o venuta male.
Tutte queste dinamiche devono essere gestite e superate con un sostegno psicologico, altrimenti è difficilissimo che l’atleta possa uscirne, anche una volta lasciato lo sport.”

Adesso, tutti i genitori sembrano temere per la salute delle figlie che si dedicano alla ginnastica. Cosa può fare un genitore per capire se le atlete sono in buone mani?
M: “Questa risposta la prendo un po’ larga…Gli esercizi della ginnastica modellano letteralmente il corpo in maniera vistosa: allargano le spalle, stringono la vita e fanno crescere gambe e braccia muscolose.
Se ci si accorge, però, che la propria figlia dimagrisce troppo in fretta o sta diventando troppo muscolosa altrettanto rapidamente, sicuramente qualcosa non va.
Invece, i segnali psicologici da cogliere sono semplici, ma molto importanti: bisogna capire se l’atleta si sente a proprio agio con la rivoluzione che subisce il suo corpo e se ha davvero voglia di fare quello sport. Se una figlia inizia a cercare scuse per saltare gli allenamenti o dice che vuole smettere, allora si deve indagare per capire se il problema è lo sport in sé che non le piace, oppure se dipende da problemi con le compagne di squadra o con gli allenatori.
Per capire se il problema è il contesto della singola palestra si può fare in modo che i genitori conoscano l’allenatore anche al di fuori delle ore di allenamento, magari organizzando momenti di divertimento come le classiche pizzate di Natale o di fine anno.
O proponendo dei colloqui allenatore-atlete, un po’ come si fa a scuola.
Inoltre, è importante cercare di organizzare momenti di divertimento anche tra le atlete, per consolidare il gruppo e mettere in luce eventuali problemi, ad esempio l’isolamento di una ragazza.
Comunque, adesso la ginnastica ha fatto scandalo e tutti puntano il dito su questo sport, ma il discorso che stiamo facendo vale per tutti.

Penso, in effetti, ad altri ambienti rigidissimi come quello della danza classica…Però, qui si entra anche in un altro ragionamento pericoloso: quello che ci porta a dire che si è sempre fatto così e che certe cose succedono dappertutto e dunque diventa quasi lecito accettarle.
M: “Assolutamente. Certi atteggiamenti non vanno mai accettati e chi come me ama la ginnastica e lo sport non può che sperare che si faccia al più presto chiarezza su tutta questa vicenda!”



Mattia Gelosa

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